La tanto annunciata riforma del test di medicina è finalmente “legge”. O meglio, una legge-delega: un contenitore vuoto, pieno di promesse, ma privo di contenuti certi. Un testo votato frettolosamente (149 favorevoli, 63 contrari), senza un vero dibattito parlamentare e con gravi lacune strutturali, normative e finanziarie.
Chi sperava in una riforma chiara e definitiva resta con un pugno di mosche. I problemi della riforma di medicina sono infatti molteplici e profondi. Proviamo ad analizzarli uno per uno.
La legge appena approvata non definisce nulla in modo operativo: rinvia tutto ai cosiddetti decreti delegati, che dovranno essere scritti (e approvati) dal Governo. Questo significa che:
In pratica, gli studenti del 2025 non sanno ancora come e quando si svolgerà la selezione. E questo a pochi mesi dagli esami.
Ad oggi, non si conoscono:
Tutto è vago, in divenire, affidato a una promessa ministeriale. In una parola: confusione.
Unico punto (relativamente) chiaro: ci sarà una tagliola finale a dicembre, una sorta di sbarramento o esame eliminatorio. Ma anche qui: nessuno sa in cosa consisterà, né come verrà calcolato il punteggio, né se sarà recuperabile.
Per centinaia di aspiranti medici, questa incertezza significa studiare al buio, in un sistema che rischia di premiare solo chi può permettersi corsi privati o tutoraggi personalizzati.
Uno degli aspetti più gravi e sottaciuti della riforma riguarda il lato economico: la legge di bilancio non prevede alcuna copertura finanziaria per attuare questa riforma.
Nessuna risorsa per:
Senza fondi, ogni riforma è solo carta straccia. Eppure, il Ministero continua a trattarla come se fosse già operativa e strutturata.
Gli effetti potenziali di questa “non-riforma” sono devastanti:
In un momento in cui l’Italia ha bisogno urgente di formare nuovi medici, questa riforma maldestra rischia di peggiorare il problema invece di risolverlo.
Quella che doveva essere una riforma epocale si sta trasformando in un incubo per migliaia di giovani aspiranti medici. La combinazione di una legge incompleta, l’assenza di chiarezza e la mancanza di fondi rischia di trasformare i prossimi due anni accademici in un campo minato.
Serve una presa di responsabilità immediata: non si può giocare con il futuro degli studenti né con la tenuta del nostro sistema sanitario.