È con questo principio che il nostro Studio Legale, insieme al Comitato per il Diritto allo Studio, ha analizzato punto per punto lo schema di decreto legislativo n. 263/2025, che promette di rivoluzionare l’accesso ai corsi di laurea in Medicina, Odontoiatria e Veterinaria.
Ma dietro lo slogan dell’“abolizione del test di ingresso”, si cela un sistema ancora più rigido, opaco e diseguale.
La nostra memoria, depositata alla VII Commissione Cultura della Camera dei Deputati, evidenzia criticità profonde, sia sotto il profilo costituzionale, sia da quello pratico e amministrativo.
Il cuore della riforma è l’introduzione di un semestre iniziale aperto a tutti (il cosiddetto “semestre filtro”), al termine del quale una graduatoria nazionale deciderà chi potrà proseguire in Medicina.
Ma:
📌 È una selezione vera e propria, solo spostata a febbraio.
🔍 Nella nostra memoria, evidenziamo come questo modello, pur formalmente più inclusivo, non elimina il numero programmato: lo differisce nel tempo, lo complica e lo rende più competitivo, trasformando il primo semestre universitario in un “test prolungato” ad alta pressione.
La graduatoria sarà unica e nazionale, ma gli esami che la determinano saranno:
📌 Una distorsione gravissima: due studenti, a parità di preparazione, potrebbero ottenere esiti differenti solo per la sede frequentata.
🔍 Abbiamo segnalato il rischio di violazione dei principi di parità di trattamento (art. 3 Cost.) e imparzialità amministrativa (art. 97 Cost.).
Senza standardizzazione delle prove, la selezione rischia di essere arbitraria.
La riforma non chiarisce se lo studente del semestre filtro sia formalmente iscritto a Medicina. Le conseguenze sono molteplici:
📌 L’ambiguità rischia di escludere proprio i candidati con meno risorse, vanificando il principio costituzionale di eguaglianza sostanziale.
🔍 Abbiamo chiesto che lo status venga chiarito immediatamente, e che lo studente sia considerato a pieno titolo immatricolato a Medicina, anche se in fase selettiva.
Il decreto consente agli studenti di iscriversi contemporaneamente:
Ma:
📌 Il risultato è una duplicazione irragionevole del carico di studio, confusione amministrativa e disparità organizzative tra atenei.
🔍 Il nostro studio ha evidenziato come questa architettura, se non ben coordinata, può tradursi in un danno psicologico, formativo ed economico per lo studente.
Chi non supera tutti gli esami del semestre filtro potrà vedere riconosciuti i CFU solo a discrezione dell’università ricevente.
Anche se gli esami sono stati superati con esito positivo.
📌 Due studenti con identiche competenze verificate potrebbero ricevere un trattamento differente. Una violazione palese del principio di eguaglianza e di merito.
🔍 Nella nostra memoria, chiediamo il riconoscimento automatico di tutti i CFU superati, indipendentemente dalla posizione in graduatoria.
Le università saranno obbligate ad accogliere migliaia di studenti in più, senza ricevere risorse aggiuntive.
📌 Le conseguenze?
🔍 La Fondazione GIMBE e ANVUR hanno definito “non credibile” la clausola di invarianza finanziaria.
Noi la consideriamo una minaccia diretta alla qualità dell’insegnamento e un fattore di disparità sociale: chi ha più mezzi potrà colmare le lacune con risorse private, chi no resterà indietro.
Il nuovo modello non si applica:
📌 Risultato: due sistemi paralleli, con regole diverse per un titolo identico.
🔍 Una simile differenziazione non è prevista dalla legge delega, ed è quindi un possibile eccesso di delega.
Ma soprattutto, è una violazione del principio di equità: chi ha risorse economiche potrà continuare ad accedere alla professione per “corsia preferenziale”.
Il numero di studenti che potranno accedere a Medicina non cambia. Rimane deciso anno per anno dal Ministero, secondo i vecchi criteri.
📌 Quindi:
🔍 Un effetto imbuto spostato in avanti, che non risolve il problema della carenza di medici e rischia di aggravarlo.
Uno degli obiettivi dichiarati della legge delega era rafforzare il Servizio Sanitario Nazionale, colmando la crescente carenza di medici. Tuttavia, la riforma non prevede alcun aumento dei posti disponibili in Medicina. Il contingente di studenti ammessi resta invariato e continua a essere fissato ogni anno con criteri già superati. Nel 2023/24, solo 15.000 candidati su oltre 60.000 hanno avuto accesso al corso, mentre il fabbisogno reale di medici — secondo ANVUR e Fondazione GIMBE — richiederebbe un incremento stabile della formazione medica.
📌 Se non si interviene sulla programmazione post-laurea (borse di specializzazione, formazione sul territorio), il sistema rischia di generare nuovi “colli di bottiglia”, aggravando la sotto-occupazione o incentivando la migrazione dei medici all’estero.
La riforma, così strutturata, amplifica le disuguaglianze economiche tra studenti. Le famiglie con maggiori mezzi potranno affrontare i costi aggiuntivi del semestre filtro: spese per alloggi temporanei, spostamenti in altre città, lezioni private o tutoraggi per affrontare al meglio gli esami. Al contrario, chi ha meno risorse economiche potrebbe rinunciare in partenza, temendo di non poter sostenere questi oneri, anche in assenza di un diritto chiaro a borse di studio o servizi. La clausola di invarianza finanziaria esclude ogni finanziamento pubblico aggiuntivo, scaricando di fatto i costi sulla famiglia e sul singolo ateneo.
📌 Il risultato? Un sistema che, pur promettendo inclusione, rischia di creare una vera selezione per censo, contraria al principio costituzionale dell’eguaglianza sostanziale
La riforma così concepita:
Per questo, abbiamo chiesto:
Il nuovo sistema rischia di trasformare l’illusione dell’“accesso libero” in un percorso ancora più competitivo, diseguale e incerto.
Noi continueremo a difendere il diritto allo studio, l’uguaglianza e la trasparenza.
La nostra memoria depositata al Parlamento analizza articolo per articolo il decreto, evidenziando ogni criticità e proponendo correttivi concreti: è uno strumento fondamentale per chi vuole capire cosa davvero prevede la riforma e come si può cambiare rotta.
La puoi scaricare facilmente cliccando sul pulsante qui sotto!